Chi era Costantino Rozzi, il presidente dell’Ascoli che ha fatto la storia del club piceno: con lui anche un clamoroso quarto posto in Serie A.
Il calcio per i veri appassionati non è soltanto uno sport: è un fenomeno sociale, una leva capace di trasformare il destino di un’intera comunità. Chi di voi con amici che non tollerano questo sport non si è espresso almeno una volta in questi termini? È con questa visione che Costantino Rozzi, indimenticabile presidente dell’Ascoli Calcio, ha saputo scrivere una delle pagine più intense della storia sportiva italiana.
Costantino Rozzi, in sostanza, ha dato valore a un luogo comune presente da sempre tra i “pallonari”, realizzando il sogno di una società sportiva vincente, ben lontana da quella che annaspa nelle retrovie della Serie C oggi. Il presidentissimo di un tempo ha sostenuto per primo: “Il calcio per noi non è soltanto un fatto sportivo. È un fatto sociale…”.
Oggi una frase del genere è patrimonio di chi ama il calcio romantico e riassume un pensiero profondo, un’idea di calcio che va oltre il campo, che si radica nel cuore della città e del suo popolo. Classe 1929, Rozzi non è stato solo un presidente, è stato il simbolo di un riscatto, la spinta decisiva che ha permesso a una provincia emarginata di salire alla ribalta, non solo calcistica ma anche culturale e mediatica.
Con lui, l’Ascoli Calcio ha compiuto un viaggio straordinario, passando dalla Serie C alla Serie A, un’impresa che sembrava impossibile ma che, sotto la sua guida, è diventata realtà. L’Ascoli di Costantino Rozzi divenne una delle realtà di provincia più amate in Italia, arrivando in Serie A per la prima volta a metà anni Settanta, sotto la guida di Carletto Mazzone.
Ben sedici sono stati i campionati nella massima categoria per l’Ascoli, nella sua storia, di questi 14 sono stati con Costantino Rozzi come presidente. Il presidentissimo lasciò nella prima metà degli anni Novanta, lasciando anche una serie di record, come la vittoria di un campionato cadetto con largo distacco o il quarto posto in Serie A nel 1979-1980.
Giusto che si parli sempre di Costantino Rozzi, e che se ne parli soprattutto oggi che il derby con la Samb della prossima stagione è quasi realtà: il presidentissimo ne ha vissuto da vicino ben 15 e il suo amore per l’Ascoli fu talmente forte che è venuto a mancare nel dicembre 1994, proprio mentre la sua squadra stava giocando. Alla camera mortuaria, resero omaggio a Costantino Rozzi ben ventimila persone.
Non si contano nemmeno i campioni scesi in campo con la maglia dell’Ascoli in quegli anni, da Pietro Anastasi, prelevato dall’Inter, a Liam Brady, fino all’anno prima sempre in nerazzurro, da Bruno Giordano, che nel Piceno chiuse la carriera, a Walter Casagrande, costato a Rozzi un miliardo delle vecchie lire, fino a Dirceu e a Oliver Bierhoff, che ad Ascoli si fece le ossa fino a diventare il bomber di razza che conosciamo.
Costantino Rozzi, dunque, ha lasciato un segno indelebile, non solo nella storia del club ma anche in quella della città di Ascoli, che ancora oggi lo ricorda con emozione e gratitudine. Fu lui, ad esempio, da presidente del locale Lions Club, a volere che Ascoli avesse la sua università, riuscendo a portare in città la facoltà di architettura.
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