Le Iene tornano a parlare di mafie, raccontano della cosiddetta quarta mafia pugliese e intervistano Salvatore Annacondia.
Domenica 27 aprile, in prima serata su Italia 1, Le Iene presentano: Inside propone un reportage dal titolo “Puglia criminale: la quarta mafia”, firmato da Giulio Golia e Francesca Di Stefano. La puntata ha raccontato la storia della mafia pugliese, attraverso testimonianze di vittime, ex membri e forze dell’ordine, con approfondimenti su Sacra Corona Unita, Società Foggiana e i clan del Gargano.

Tra gli ospiti: Michele Emiliano, ex magistrato e oggi presidente della Regione Puglia, Luca Pernice e Giuliano Foschini, coraggiosi giornalisti di una realtà locale e una nazionale. Tra i momenti salienti, un’operazione ad Alto Impatto della Polizia e le interviste ai collaboratori di giustizia Salvatore Annacondia e Rosa Di Fiore. Centrale anche il racconto dell’Hotel Florio, simbolo della nascita della Società Foggiana.
Chi è Salvatore Annacondia, il boss intervistato da Le Iene e che vive nelle Marche
Proprio Salvatore Annacondia è uno dei personaggi legati alla criminalità organizzata pugliese che ancora oggi fa discutere molto, e in particolare per la sua presenza in territorio marchigiano, dove ha anche delle attività commerciali, in quello che non nemmeno più l’anonimato che gli andrebbe forse garantito. Detto “Manomozza”, è stato forse uno dei mafiosi più sanguinari.

Nato a Trani nel 1957, è stato un boss mafioso e poi collaboratore di giustizia: il suo soprannome deriva dal fatto che a 14 anni, in un incidente di pesca a strascico, perse la mano. Si è distinto per estorsioni, traffico di droga in particolare eroina e cocaina, e contrabbando. Non aderì alla Sacra Corona Unita, ma nel 1989 entrò in Cosa Nostra con il gruppo di Nitto Santapaola.
Si dice che avrebbe dovuto uccidere Totò Riina, ma che quell’attentato alla vita del capo di Cosa Nostra fallì perché Salvatore Annacondia sbagliò auto. Secondo gli inquirenti, al momento dell’arresto possedeva un patrimonio stimato in 7 miliardi di lire e beni come ristoranti, immobili e yacht. Nel corso degli anni, è stato accusato di omicidi, traffico di droga, vendita di armi e corruzione giudiziaria.
Il ruolo di Salvatore Annacondia per sgominare la Quarta Mafia
A partire dai primi anni Novanta, il boss nato a Trani inizia a collaborare con la giustizia, contribuendo in quel modo a fare luce sugli atti più sanguinari commessi tra Capitanata e Nord Barese negli anni Ottanta. Le sue dichiarazioni furono fondamentali per il maxiprocesso “Dolmen” oltre a rivelare connessioni con ‘ndrangheta e camorra.

Contribuì anche a svelare misteri legati agli attentati del 1993, all’incendio del Petruzzelli e a casi di corruzione nella magistratura. Insomma, il suo contributo è stato fondamentale per chiarire diversi aspetti della mafia pugliese e sui collegamenti con altre realtà mafiose del Sud Italia. Oggi Annacondia si trova di nuovo implicato in una vicenda legata a una presunta estorsione.