Quello di Melania Rea, trovata morta vicino ad Ascoli, è un caso di femminicidio che fa ancora discutere: ora si parla del ritorno alla libertà di Salvatore Parolisi.
Il 18 aprile 2011, il corpo di Melania Rea venne trovato privo di vita nel bosco di Colle San Marco, nei pressi di Ascoli Piceno: la donna era sposata con il caporalmaggiore dell’esercito, Salvatore Parolisi, e la coppia aveva una figlia. Le indagini si concentrarono proprio sull’uomo ed è emerso che fu proprio lui a uccidere la moglie con 35 coltellate.
Il femminicidio rappresentò un punto di svolta per quanto concerne quelle che poi furono le leggi approvate sull’onda del dolore e della rabbia per quella morte, ma anche rispetto alla consapevolezza – da parte dell’opinione pubblica – che sempre più donne, nel nostro Paese e all’interno delle mura domestiche, sono costrette a subire vessazioni da parte di un familiare.
A destare ancora maggiore indignazione, in quel caso, fu il fatto che la coppia avesse una figlia, Vittoria, che al momento del delitto aveva solo 18 mesi, e che emerse un quadro accusatorio pesante, in cui risultava che Salvatore Parolisi avesse una doppia vita e dunque un’amante. Dell’uomo si è parlato in più occasioni e con toni aspri, anche in un recente passato.
In particolare, la vicenda è riemersa dopo che sono state depositate le motivazioni della sentenza per la morte di Giulia Cecchettin e la morte di questa ragazza è stata paragonata a quella di Melania Rea: in entrambi i casi, infatti, agli assassini delle donne, Filippo Turetta e Salvatore Parolisi, non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà.
Ma Salvatore Parolisi ha fatto discutere e non poco il Paese anche per il comportamento che ha sempre tenuto e per i tentativi di ottenere degli sconti di pena: in particolare, i familiari di Melania Rea hanno fatto notare che con le leggi approvate dopo la morte della figlia, probabilmente il suo assassino avrebbe avuto una condanna ben più dura, ovvero l’ergastolo.
Invece, in Cassazione, l’ex militare dell’esercito italiano è stato condannato in via definitiva a vent’anni di carcere, che si sono ridotti proprio ottenendo quelli che sono gli sconti di pena dovuti a ogni detenuto, per cui, nel quattordicesimo anniversario della morte di Melania Rea, i suoi familiari sostengono che il suo assassino potrebbe tornare in libertà già nel 2027, con qualche anno di anticipo rispetto al fine pena.
In un’intervista al Corriere della Sera, è il padre di Melania Rea, Gennaro, a sfogarsi e a sostenere che a suo avviso è assurdo che quest’uomo che ha ucciso la moglie “davanti alla propria figlia” potrà uscire di carcere presto e rifarsi una vita. Questo perché all’epoca i giudici non applicarono l’aggravante della crudeltà, e Gennaro Rea evidenzia che proprio per casi come questo “si continua a morire e la giustizia resta cieca”.
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